sabato, agosto 22, 2009

Amarcord informatico


Questa sera è come se avessi scoperto che un vecchio amico, che non vedevo da molto, è morto. Si forso sono un po' tragico nell'esprimermi così, ma alla fine è un po' quello che sento.
Una volta, quando il mondo dell'informatica ruotava intorno agli States, esisteva una rivista chiamata Byte (magazine) che ne era forse il riferimento primario.
Byte naque nel 1975 come emanazione di "73" una rivista di elettronica legata al mondo dei radioamatori. Nel '75 eravamo proprio agli albori di quello che sarebbe poi diventata l'informatica dei personal computer, ma al tempo si parlava di piccoli kit di montaggio che poi solo dei tecnici elettronici avrebbero saputo assemblare. Ad ogni modo a settembre di quell'anno dopo 7 settimane di lavoro uscì il primo numero di una rivista che fece storia.
Qualche anno dopo BYTE Magazine venne venduta a McGraw-Hill e divenne, con una progressione inesorabile, il riferimento primo per il mondo dell'informatica. I loro articoli spaziavano dal mondo dei Pc, ai Mac passando per i supercomputer e la tecnologia più innovativa dei centri di ricerca. I loro laboratori erano tra i più autorevoli nel campo del benchmarking, e i test di Byte erano certamente garanzia di obbiettività.
Certo come in tutte le redazioni i prodotti spesso venivano proposti dagli stessi soggetti che poi occupavano le pagine della rivista con la loro pubblicità, ma Byte era talmente ad un livello elevato che si poteva permettere di essere imparziale senza paura di perdere parte degli introiti.
Ecco, parliamo della pubblicità su Byte: è incredibile a dirsi, ma anche la pubblicità in un periodo che ancora non era dominato da internet era importante. Certo perchè innanzi tutto gli inserzionisti erano accuratamente selezionati, e poi perchè (immagino soprattutto per noi europei) attraverso quella pubblicità eravamo in grado di vedere cosa si vendeva e dove sarebbe andato anche il nostro mercato da li a qualche tempo.
Ho iniziato a leggere Byte nel 1985 su consiglio di Paolo, un amico più grande e decisamente più inteligente del sottoscritto, che mi disse come quella rivista fosse il giusto punto di partenza per farsi una cultura, e che anche mi diresse verso il mondo di Unix e del linguaggio C che secondo lui sarebbero stati la strada che avrebbe cambiato il mondo dell'informatica.
Come dicevo internet a quei tempi non esisteva e la comunicazione era tutto sommato ancora "slow": ecco che quindi ritorno all'importanza del fattore pubblicità in una rivista come Byte. Era una pubblicità che ti faceva capire dove saremmo andati a finire da li a poco, si parlava di soluzioni che da noi sembravano ancora fantascienza, ma che avevo imparato a capire avrei visto nel giro di un anno anche sul nostro mercato (forse solo a prezzi diversi).
Eggià, perchè a quei tempi i prezzi della tecnologia erano di gran lunga superiori qui da noi in Italia se comparati a quelli del mercato USA.
Ricorderò sempre come una di quelle aziende americane che vendeva per corrispondenza salvò il mio mega portatile Toshiba che cadendo dal tavolo aveva rotto il disco fisso. Era un computer che a quei tempi costava come una utilitaria ma era un vero piacere da usare, 386 con schermo al plasma e un hard disk piuttosto capiente (non ricordo l'esatta capacità). A parte il duro attacco alle coronarie una volta caduto il "bambino" la preoccupazione fu quella di trovare una soluzione. Provai a chiedere ad un rivenditore ufficiale che nel 1992 mi propose il disco a 4 milioni e mezzo di lire + IVA più eventuale montaggio.
AIUTO!!! ma quanti soldi sono.... (erano). Ecco quindi venire in aiuto Byte e un po' di buon sano senso del bricolage. Ho smontato il computer, estratto il disco fisso e iniziato a spulciare le pubblicità delle vendite per corrispondenza in fondo alla rivista. Per farla breve la storia è finita con un paio di telefonate negli States, e un pacco contenente il disco Quantum che mi serviva: totale spesa tutto compreso 1 milione e 50 mila lire. Queste erano le proporzioni.
Ma All'inizio di questa storia si parlava di Byte morto come un vecchio amico direte voi: certo e questa sera per me Byte è morto per la seconda volta. La prima vera morte di Byte Magazine fu nel 1998 quando (non capirò mai perché) la McGraw-Hill vendette la testata, ancora in forte crescita, alla sua più agguerrita concorrente in campo informatico la CMP.
Questa cosa infuriò tutti noi Byte dipendenti perchè vedemmo quella acquisizione che portò alla chiusura della rivista come una semplice e diretta mossa per uccidere il concorrente più scomodo.
Qualche tempo dopo CMP decise di portare Byte come rivista esclusivamente sul Web, ma ovviamente questa fu una soluzione che non poteva soddisfare tutti coloro che, come me, amano il contatto fisico con la carta, la chimica dei colori con lo sfogliare delle pagine, con le possibilità infinite che un vero giornale ti da rispetto ad una lettura davanti ad un monitor. A partire da questo piacere dato dal possesso della copia fisica, che puoi decidere di maltrattare, di infilare in uno zaino, di portarti a letto, di leggere in autobus, al bar o perchè no amche al bagno. Insomma nel 1998 molti di noi subirono un duro colpo, ma questa sera dopo molti anni in cui non andavo più a vedere sul sito di Byte ho scoperto che nemmeno quello esiste più. Se non ho capito male l'ultimo aggiornamento risale al 2007 dopodichè la testata ha smesso di esistere anche nel mondo degli intertubi e chi adesso prova a digitare www.byte.com, si trova davanti ad una delle peggio cose si possa trovare per le mani.
Peccato, un pezzo di storia se ne è andato.

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